VERIFICARE LA PRESENZA DELLO ZOLFO CORROSIVO
La Norma IEC 60296 (CEI 10-1) richiede che gli oli minerali nuovi non contengano zolfo corrosivo. Identica prescrizione è ribadita dalla Norma IEC 60422 (CEI 10-43), valida per gli oli minerali in esercizio. Le stesse norme indicano quale sia il metodo da adottare per verificare la presenza o meno di “zolfo corrosivo”.
COSA SI INTENDE PER ZOLFO CORROSIVO
Per “zolfo corrosivo” si intendono quelle specie chimiche dello zolfo che sono corrosive nelle normali condizioni di esercizio dei trasformatori. Infatti, non tutte le specie di questo elemento hanno uguali livelli di aggressività, passando ad esempio dai tiofeni che risultano molto stabili ai mercaptani che risultano invece molto reattivi.
Lo zolfo, in forme abitualmente stabili, è presente in maniera naturale nel petrolio da cui è derivato l’olio per trasformatori ed ha una azione positiva in quanto, come è noto, ritarda i processi di invecchiamento dello stesso olio (stabilizzante all’ossidazione). Questa azione positiva dello zolfo è talmente marcata che nel passato e tutt’oggi in alcuni oli minerali per trasformatori sono artificialmente aggiunti additivi a base di zolfo per aumentarne la stabilità nell’ ossidazione.
LE PROBLEMATICHE PIÙ GRANDI
Il problema dello “zolfo corrosivo”, (sebbene noto sin dai primi impieghi degli oli minerali ma solo di recente ha creato notevoli disagi), è dato dal fatto che provoca (con una casistica crescente) guasti in trasformatori e reattori shunt di grande potenza.
La corrosività si manifesta anche in presenza di piccole quantità, con una aggressione dello zolfo verso il rame e con la formazione di solfuro di rame, prodotto conduttivo che depositandosi sullo stesso (di cui sono formati gli avvolgimenti), lo annerisce.